Published on Ottobre 9th, 2014 | by Il Birrafondaio
0Velluto Blu
Ciak si Birra è una rubrica che prova a studiare la birra nel cinema seguendone l’evoluzione del consumo, l’impatto sociale, il significato, non necessariamente profondo, delle scene nelle quali la nostra amata è coinvolta.
Studiare per conoscere, apprezzare e comprenderla oltre il colore, schiuma, sapore, per sentirla oltre i sensi, con la mente; così, gustando film dopo film, sorseggiandone le scene, con un pizzico di felicità in più, quello che ti da la conoscenza.
Trama
Velluto blu (Blue Velvet) è un film del 1986 scritto e diretto da David Lynch.
Il titolo originale del film è tratto dalla canzone omonima di Tony Bennett, cantata nel film da Isabella Rossellini in un locale notturno, lo Slow Club.
Nella cittadina di Lumberton, Jeffrey Beaumont, un giovane studente, scopre in mezzo ad un campo i resti di un orecchio umano reciso di netto e lo porta alla polizia. Il giovane conosce così Sandy, figlia del detective Williams, e i due, presi dalla curiosità, cominciano ad indagare per conto proprio, scoprendo che nella loro cittadina esiste un ignobile mondo sotterraneo fatto di violenza, sesso, traffico di droghe e polizia corrotta.
Riflessioni
Con il rispetto che si deve ai maestri, dedichiamo questo momento a David Lynch, in particolare al film “velluto blu”, dove la birra è trattata nella sua accezione più negativa, cioè come porta d’ingresso dei vizi, come compendio ad altri, più terribili, dell’animo umano.
Noi, sostenitori del bere bene, amanti della birra, strenui difensori della produzione artigianale come libera espressione del nostro spirito, del nostro istinto di creazione, potremmo non comprendere bene il maestro, che associa e unisce la birra al più ampio concetto di vizio umano, facendone quasi il portale per l’inferno dello spirito in tutte quelle scene, divenute poi scene cult, con tendaggi rossi, atmosfere forti, corpi che si trascinano ubriachi all’inizio di birra poi di alcol, avezzi a tutte le nefandezze umane.
Noi, però, siamo dotati dello spirito adatto non solo per comprendere la grandezza di questo film, per ringraziare il maestro, ma anche e soprattutto per apprezzare il monito che ci viene dato nell’espressione di ciò che è la società descritta da David Lynch, perché sappiamo che è vero, esagerare va bene qualche volta ma non sempre!
Altrimenti diveniamo degli ilotismi umani!!