Interviste

Published on Luglio 23rd, 2016 | by Il Birrafondaio

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Intervista a Teo Musso, Mr Baladin racconta l’evoluzione del suo birrificio e le prossime sfide a partire dall’Africa

Ha appena presentato al pubblico la sua nuova “creatura”, un birrificio ampliato e rinnovato che consentirà al marchio Baladin di continuare a crescere, ed è già pronto per nuove sfide. Stiamo parlando di Teo Musso, uno dei personaggi chiave della piccola ma importante rivoluzione culturale che vede protagonista la birra artigianale nel nostro Paese. Lo avevamo intervistato in occasione del primo numero della nostra rivista oltre due anni fa e oggi, in esclusiva per Il Birrafondaio, è tornato a rispondere alle nostre domande sullo stato di salute del settore e sulle sue prospettive.

Sei stato senza dubbio uno dei pionieri della “craft beer” all’italiana, oggi questo mondo è particolarmente “affollato” e in continua evoluzione. Come è cambiato negli ultimi anni e quale credi sia il suo futuro?

Dai 6 micro birrifici nati nel 1996 oggi lo scenario si è decisamente affollato. Pare che tra birrifici e brewpub ci siano 850 unità produttive a cui si devono aggiungere le circa 350 beerfirm che non producono direttamente e che classifico piuttosto come realtà commerciali. Il mercato si è evoluto sia in termini di numeri che di consapevolezza da parte degli appassionati, ma anche in termini di confusione. È  infatti noto l’inserimento nel mercato di prodotti industriali “mascherati” da artigianali. Ritengo che ci siano ancora spazi da esplorare per noi artigiani, ma dobbiamo fare attenzione e promuovere ancor più di prima la cultura di questo fantastico prodotto.

Ritengo che alcuni produttori cresceranno in dimensione (produzione e personale impiegato) per affrontare una distribuzione nazionale e internazionale mentre altri manterranno dimensioni più contenute, quasi a conduzione familiare, per concentrarsi su un presidio del mercato locale.

Il Parlamento italiano ha recentemente approvato la definizione legale di birra artigianale, un concetto al quale tu hai in qualche modo opposto quello di “birra viva”. Cosa pensi della definizione approvata? Credi si tratti di un segno di attenzione nei confronti di questo mondo? Lo reputi un fatto positivo?

Non contrappongo i due concetti, anzi, nella definizione di birra artigianale è indicato il presupposto che la birra non sia pastorizzata e quindi che sia Birra Viva. Ritengo che sia un passo fondamentale per il movimento ed è da oltre un decennio che mi “batto” perché ciò avvenga. È chiaramente un segno di interesse verso un mondo attivo, in crescita e degno di attenzione. Attenzione che va prestata anche in fase di applicazione, ma sono fiero che si sia giunti a questo risultato. Credo che noi tutti dobbiamo intendere questa legge non solo per definire i nostri prodotti “birra artigianale”, ma per dare una chiara connotazione dell’italianità delle nostre birre. Solo l’Italia utilizza queste caratteristiche per classificare la Birra Artigianale e dobbiamo farne un segno distintivo quando esportiamo i nostri prodotti.

Nel corso degli anni Baladin ha vissuto un percorso di costante crescita ed evoluzione e il nuovo birrificio, che può raggiungere i 50 mila ettolitri di produzione annua, è testimonianza che i risultati commerciali ci sono. C’è però chi ti accusa di esserti “venduto”, perdendo lo “spirito” degli esordi. Cosa ne pensi?

Il mio spirito degli inizi è oggi più forte che mai. Ho creato un birrificio che possa garantire al consumatore una certezza qualitativa e che mi permetta di continuare il percorso di esplorazione che ho intrapreso nel 1996. Lavoro rispettando la Terra e i frutti che ci offre, il birrificio nasce proprio con questa ambizione: rispetto della materia prima per rispettare la birra che produco e per rispettare l’appassionato che mi accorda la sua preferenza. Le mie birre sono il mezzo che ho per comunicare emozioni o concetti ad un vasto pubblico. Essere un birrificio che si possa permettere una distribuzione nazionale è in linea con questo pensiero che è quello che mi ha guidato fin dall’inizio.

La notizia della vendita di Birra del Borgo alla multinazionale AbInbev è stata certamente tra quelle che hanno diviso maggiormente il mondo della birra artigianale italiana. Ci spieghi la tua posizione su questa operazione? Credi che l’indipendenza di un birrificio sia garanzia di qualità o, viceversa, il fatto che sia controllata da un grande gruppo ne determini un abbassamento degli standard qualitativi?

Il concetto di indipendenza è alla base di un prodotto artigianale (lo indica anche il legislatore). È evidente che presto attenzione alle esigenze del mercato per creare le mie birre, ma è vero anche l’opposto. Pensate a Xyauyù, Mielika, Mama Kriek, Suzy Dry (e potrei continuare), si tratta forse di prodotti di massa? Non credo proprio. L’indipendenza mi permette di scegliere nel bene o nel male le sorti della mia creatura e mi permettere di esprimermi liberamente. La preoccupazione che una multinazionale acquisisca un birrificio di fama e di qualità è che entri da una porta privilegiata nel mercato che tutti noi abbiamo contribuito a creare in tanti anni e con tanti sforzi. Le forze in campo non sono certo le stesse – sotto tutti i punti di vista – e si rischia così di creare confusione nel cliente che non conosce e non è tenuto a conoscere le dinamiche di distribuzione, con la conseguenza che il mercato che abbiamo creato negli anni, venga rosicchiato piano piano da grandi colossi che hanno lo scopo principale di acquisire la maggior quota di mercato disponibile.

Il tuo percorso e quello del tuo birrificio dimostrano una grande capacità di innovare e di guardare avanti, oltre ad un’innegabile capacità di promuovere il proprio marchio, cosa hai in mente per il prossimo futuro? Quali novità ci dobbiamo aspettare?

Il Baladin Open Garden che sarà pronto per la prossima primavera e che accoglierà appassionati, curiosi o semplicemente chi vorrà vivere un momento di serenità in un’ampia area verde che ospita anche il nuovo birrificio. Baladin Africa che nascerà il prossimo anno in Sudafrica e che realizzerà birre dedicate a quello splendido e affascinante continente che tanto amo. E anticipo la domanda: non produrremo le stesse birre! Le birre fatte in Italia verranno importate e non riprodotte là. Saranno tutte produzioni originalissime!

teomussocantiere

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