Published on Luglio 6th, 2016 | by Il Birrafondaio
0L’altra metà del cielo: Debora Franceschelli
Tenace e determinata, Debora Franceschelli, 42 anni, ha lasciato il mondo del vino per quello più disinvolto e “democratico” della birra.
La sua nuova passione l’ha portata a fondare in Abruzzo Birra Deb’s, beer firm che sta per trasformarsi in un birrificio vero e proprio.
Ci puoi raccontare come e quando sei entrata nell’effervescente mondo birrario?
Il progetto Birra Deb’s è nato diversi anni fa. Allora lavoravo nel settore enologico come sommelier e nell’approfondire le mie competenze mi sono “scontrata” con la birra. Era il 2011. Dopo una degustazione altamente professionale, ho acquistato un kit per homebrewer e, come fanno in tanti, ho iniziato da lì. Nel frattempo, continuavo a informarmi frequentando corsi. È stato un lungo lavoro, poi ho deciso di intraprendere un periodo di formazione di tre mesi in un birrificio, che mi ha messo alla prova anche con la fatica fisica, che è una parte importante del mestiere.
Quindi, nel maggio 2014 è nata Birra Deb’s. La beer firm è stata una scelta obbligata: il piano regolatore bloccato di Caramanico Terme mi ha impedito di procedere subito con la costruzione di un birrificio su un terreno di proprietà nel Parco della Maiella, ma io mi sentivo pronta e volevo mettermi subito al lavoro. Nel frattempo, il piano regolatore è stato sbloccato e sono arrivate le tanto attese autorizzazioni.
Quali le difficoltà di una beer firm?
La scarsa competitività, in quanto dobbiamo presentarci con un prezzo spesso più alto della concorrenza. Inoltre, le difficoltà di programmazione produttiva e organizzazione logistica: può accadere, per esempio, che pur avendo le richieste non sia possibile soddisfarle perché gli impianti non sono disponibili.
Quali le differenze tra il mondo della birra e quello del vino?
Sono due realtà completamente diverse sia nell’approccio col cliente sia a livello commerciale. Il mondo della birra è più cordiale e disinvolto. Il vino è più formale, anche per il fatto che solitamente viene consumato a tavola con abbinamenti specifici. La birra invece è una bevanda aperta a tutti e a diversi momenti di utilizzo.
Come sei stata accolta nel mondo della birra?
Piace questa novità del birraio donna, suscita curiosità. D’altra parte è un momento di grandi cambiamenti in questo settore.
Cosa può portare la presenza delle donne nel settore? Può fare qualcosa in più?
A livello estetico sicuramente. Basta vedere le etichette in cui troviamo una mano femminile. E per quanto riguarda il prodotto, siamo più morbide, più delicate, orientate a sapori meno luppolati. E poi dipende da donna a donna, ci sono quelle che amano viaggiare sul sicuro e quelle che invece preferiscono sperimentare e innovare.
Cosa pensi dell’Associazione Le Donne della Birra?
Apprezzo la sua presenza sempre più incisiva nelle manifestazioni. È ancora necessario vincere le resistenze del settore affinché si venga equiparate davvero agli uomini. Dove singolarmente non possiamo arrivare, magari a manifestazioni importanti a livello nazionale, è importante avere una nostra rappresentanza.