Published on Maggio 3rd, 2016 | by Il Birrafondaio
0Un fondo che finanzi la crescita dei birrifici artigianali. Stone Brewing apre una nuova strada per la “rivoluzione craft”?
Una società con un patrimonio di 100 milioni di dollari e l’unico obiettivo di aiutare i birrifici craft a mantenere la propria indipendenza e ad affrontare investimenti che ne consentano la crescita. Si chiama True Craft ed è il nuovo progetto lanciato da Greg Koch, vulcanico Ceo di Stone Brewing, una delle più grandi realtà del mondo artigianale american, noto nel settore per le sue posizioni “radicali” nei confronti dell’industria della birra.
Koch, nel corso dell’evento Eg 2016 (un ciclo di conferenze tenute da “innovatori” in diversi settori), ha spiegato così la sua idea: “Alcuni danno vita a delle società con l’obiettivo di venderle e fare soldi. Altri lo fanno per l’esigenza di seguire la propria passione. True Craft è per questi ultimi”. Quello che ha in mente Koch, frutto di un anno e mezzo di studio e lavoro, è sostanzialmente un modello alternativo a quello che porta i piccoli produttori tra le braccia di “Big Beer”, consentendo loro di cedere quote di minoranza delle proprie aziende con l’obiettivo di raccogliere capitali necessari a crescere, senza perdere la propria indipendenza ed il controllo sulla loro “creatura”. Il progetto parte da un capitale base di 100 milioni di dollari, messo a disposizione da un nucleo di investitori, tra i quali proprio Stone Brewing, ai quali, ha spiegato Koch, si potrebbe aggiungere un alcuni tra i “migliori birririfici craft”.
Tru Craft dovrebbe diventare una sorta di “consorzio che ci consenta non di sopravvivere ma di continuare a crescere in un mondo in cui il settore craft viene cooptato da Big Beer – ha spiegato il cofondatore e presidente di Stone Brewing Steve Wagner riportata da Usa Today-. Questo consentirà a società come Stone di seguire un sistema di valori fatto di indipendenza e passione per l’artigianato”.
Questo è quanto reso noto finora: mancano ancora dettagli sia sull’identità di questi “Investitori”, sia sul funzionamento di True Craft.
Sulla carta è certamente un’iniziativa molto interessante, che si propone come la prima vera alternativa, negli Usa, per quelle realtà imprenditoriali che intendano cercare di superare la dimensione locale e provare a proporsi ad un livello superiore senza dover rinunciare almeno a parte della propria indipendenza.
Certo si tratta di un progetto ancora non sufficientemente definito per poter essere valutato adeguatamente, ma chissà che non diventi un modello replicabile anche in altri contesti, certo meno sviluppati e importanti, come quello della birra artigianale italiana.
Del resto fino a poco tempo fa nessuno si sarebbe aspettato che il più grande gruppo industriale della birra al mondo comprasse un microbirrificio italiano, eppure l’operazione Ab InBev-Birra del Borgo è già realtà.
Ci auguriamo che nel nostro Paese non si prendano, come spesso capita, solo i “cattivi esempi” e che ci possa essere davvero chi decida di investire sui piccoli produttori, guidati dalla passione e dall’inventiva prima ancora che dal desiderio di fare cassa.